La balbuzie nei bambini

E’ nostro parere che si debba intervenire precocemente con la com­parsa delle prime avvisaglie, al fine di evitare l’instaurarsi di un peri­coloso circolo vizioso, che potrebbe durare tutta la vita. Il tratta­mento potrebbe essere proposto al di sotto dei sei anni, prima che il bambino si confronti con la realtà scolastica.

L’intervento precoce controlla l’evolversi  del sintomo,  l’ansia dei genitori,  il senso d’inadeguatezza e sensi di colpa: sentimenti che potrebbero annichilire l’evoluzione emotiva ed affettiva dell’infante.

Risparmiare al bambino la negatività delle esperienze future associate al sintomo, diventa fattore determinante e fondamentale per una pro­gnosi positiva e raggiungibile anche in un breve arco di tempo

I  primi prov­vedimenti dovrebbero essere presi  già a partire dai quattro anni. 

Quando la balbuzie comincia a fare la sua comparsa è sempre meglio recarsi il proprio pediatra per decidere il da farsi. A questa età in chiave preventiva è sempre meglio effettuare un colloquio presso un medico specialista: foniatra o neuropsichiatria infantile. 

Per tale opera preventiva si può far riferimento al Sistema Sanitario Nazionale, o in ultima analisi proprio presso l’Associazione Progetto Demostene si potrà richiedere un parere gratuito.

E’ sempre meglio non confidare nella bontà della natura, che per mezzo dei normali pro­cessi evolutivi,  come solitamente si pensa, dovrebbe appianare si­tuazioni disarmoniche.

E’ anche vero che con l’evolversi della persona il sintomo potrebbe dissolversi nel 70% dei casi, ma questo chi può predirlo? Ogni persona è un “mondo a sè”, ha una sua storia, una propria evoluzione intellettiva e percettiva,  un modo personale di vivere l’esperienza, una personale balbuzie e  un proprio futuro con specifiche caratteristiche di  progressione; tutto questo naturalmente stravolge qualsiasi ipotesi di previsione ri­guardo alla remissione del sintomo.

Il sintomo potrebbe eclissarsi spontaneamente nei bambini  in un’età di cinque o sei  anni, o nel  periodo pre-puberale (12\14 anni) o anche in età adulta (18\20 anni). La caduta del sintomo potrebbe spiegarsi attraverso un’evoluzione spontanea della strutturazione neurofisiolo­gica o motoria delle aree che controllano il linguaggio, o per la so­praggiunta maturità psicologica dell’individuo.

Il bambino, attraverso i suoi spasmi o interru­zioni involontarie, sta comunicando il suo disagio; certamente un’at­tesa passiva, non rappresenta in alcun modo una risposta ade­guata al problema da attutire.

Solitamente, prima che la balbuzie si  manifesti, o quando questa si sta già verificando, nel bambino si avvertono altri sintomi associati.  Egli  appare molto nervoso, non riesce ad addormentarsi, compaiono  paure notturne, non riesce a star solo, chiede di dormire nel lettone, oppure non riesce a svezzarsi dal ciuccio, o da altri og­getti che gli danno sicurezza. Per il genitore è molto importante  riuscire a decifrare questi at­teggiamenti che mettono in luce il grosso disagio del bambino. 

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