Balbuzie: quale possibile terapia

Nel sistema sanitario nazionale, dopo circa un anno o due di attesa,  il bambino balbuziente viene preso in carico all’età di 6/7 anni con la somministrazione di un trattamento di logopedia, a cui si aggiunge un intervento psicologico.

La balbuzie, definita da molti operatori del settore come “la bestia nera della logopedia”, è orfana di un grande vuoto istituzionale; una patologia sempre mal compresa e poco trattata.

In alcune regioni del nostro Paese, come nel sud Italia e nelle isole, diventa veramente difficile trovare una struttura pubblica che si occupi di soggetti balbuzienti.

Nel sistema pubblico la cura della balbuzie è riconosciuta solo per i soggetti in età evolutiva, mentre adolescenti ed adulti devono ricorrere a centri privati.

In ambito “privato” l’anomalia italiana è costituita dalla presenza  di una “comunicazione mediatica selvaggia”, i cui contenuti basati su mere congetture, non sono soggetti ad un controllo attento. Le fake news parlano solo di “pratiche intensive”, che il più delle volte lasciano inalterato il quadro sintomatico, senza nemmeno trovare un valido riscontro scientifico.

All’interno della terapia,  oltre ad un esame attento del tipo di balbuzie, di necessità bisogna effettuare  un esame diagnostico della personalità. Tale esame diventa fondamentale per essere certi che oltre al sintomo balbuzie, non vi siano altre patologie associate, che potrebbero inficiare la prognosi.

Una procedura che tenga conto solo della bal­buzie, senza considerare il quadro psicologico del bambino o dell’adulto ,   potrebbe notevolmente peggiorare la  sintomatologia.

Dopo tale esame, l’aspetto prettamente terapeutico, dovrebbe sollecitare tutti le variabili comunicazionali che sono state inibite, o parzialmente sviluppate.

Il quadro terapeutico non si dovrebbe focalizzare esclusivamente sul tratta­mento della balbuzie, ma dovrebbe prendere in esame altri sintomi spesso correlabili alla disfluenza,  quali: variabili somatiche (aggressività, ansia, insonnia, ecc.) di­sorganizzazione ideativa, scarso rendimento scolastico, difficoltà di concentrazione, difficoltà di lettura, difficoltà di adatta­mento e di inserimento sociale,   difficoltà di comunicazione in senso lato.

In chiave preventiva occorre agire anche su bambini molto piccoli di 2 o 3 anni. In questi casi si prevede un’azione terapeutica sul genitore, offrendo consigli,  al fine di  ridurre la loro sensazione di disagio, cercando anche di comprendere gli atteggiamenti assunti dal bambino nel contesto famigliare e sociale.

La balbuzie è un problema serio che va trattato con molta cautela sulla base di una diagnosi foniatrica, neuropsichiatrica e psicologica.

Una procedura che tenga conto solo della bal­buzie, senza considerare il quadro psicologico del soggetto,   potrebbe notevolmente peggiorare la sintomatologia.

La balbuzie essendo un sintomo di “confine” tra l’aspetto psicologico, logopedico e somatico, dovrebbe prevedere un approccio multidisciplinare condotto da professionisti sanitari.

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